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Ho scelto di riproporre questo racconto con a seguire il commento scritto per il Natale 2020, l’anno della “Pandemia”. Allora la percezione fu quella di aver passato un qualcosa di sicuro senza precedenti, ma anche di un futuro ad attenderci in discesa e ricco di occasioni da non mancare. Sappiamo bene invece quanto il 2021 non si sia affatto rivelato un anno in discesa, tutt’altro…. e da come si sono messe le cose in seguito, almeno su scala globale, le occasioni mancate non sono state poche. Eppure quelle parole scritte con tanta speranza ed entusiasmo continuano a risuonarmi, sebbene la realtà a volte colpisca duro….ma “Arrendersi mai!” e continuare sempre, sempre, a buttare il cuore oltre l’ostacolo.

Buona lettura e buon anno nuovo, di occasioni e rigeneranti cambiamenti!

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Era arrivato il Natale, come ogni anno. La città si mostrava a festa con addobbi e giochi di luci. Giacomo passeggiava per le vie del centro storico in cerca di ispirazione per i regali. La ricerca in quel festoso clima natalizio lo teneva impegnato, alleggerendo quello strano peso sul cuore che avvertiva da mesi, senza capirne la ragione. Non si era preoccupato di indagare, forse nel timore di scoprire qualcosa di scomodo con cui dover fare i conti. Aveva tirato dritto, proseguendo nella sua vita di sempre, eppure ogni mattina si svegliava e quel peso era lì. Nel corso della giornata spariva, per poi ripresentarsi il giorno successivo. Anche quella mattina aveva cercato di affogarlo nel caffellatte insieme al cornetto, senza successo. Si era sbarbato, lavato e vestito continuando a sentirlo strisciante tra un pensiero e l’altro.

Ora finalmente camminava leggero tra i vicoli stretti e irregolari della città medievale su cui si alzavano alti i palazzi antichi, soffocandone la luce in favore delle luminarie in quella giornata coperta e fredda di Dicembre con la neve alle porte.

Le botteghe si aprivano sulle stradine come boccucce spalancate a richiamare gli avventori con odori di dolci, cibi, tè, spezie, carta, tempere e con i colori delle merci più svariate: tappeti, maglierie, antiquariato, argenterie…. Decorazioni e luci ne amplificavano gli effetti e finivi per ritrovarti dentro in magici spazi, come labirinti, ricavati su piani diversi e coperti da tarlate capriate a reggere il peso del tempo. E fu così che, rispondendo al suo richiamo, Giacomo si infilò spontaneamente tra le fauci della “Libreria La Clessidra”.

Girava rapito e smarrito tra ripiani, scaffali e pile di libri che si alzavano dal pavimento lasciando poco spazio per muoversi, fino a quando da un mucchio polveroso lo attirò un libro dalla copertina di tela con un motivo in rilievo piacevole al tatto. Nessun titolo o scritte all’esterno. Pensò ad un libro usato che aveva perso la sovraccoperta. Lo aprì e iniziò a leggere.

Era immerso nella sua lettura, quando una voce bassa e dal suono dolce lo riportò alla realtà – E’ di suo gradimento? – Tanto ne era preso che non lo aveva sentito arrivare, gli era così vicino da sentire, mentre glielo chiedeva, il calore del suo respiro vicino all’orecchio. Un vecchietto gracile, un po’ curvo e dall’aspetto dimesso ma con un non so ché di familiare, che lo guardava al di sopra degli occhiali in punta di naso, con due occhi luminosi e vivi, dritto nei suoi. – Molto – gli rispose.

– Sa questo è un libro speciale. Ha le pagine bianche. Ognuno quando lo apre vi legge il suo racconto, si scrive da sé. Le pagine bianche le vede solo chi non ha più domande. Lo prende? –

Giacomo sgranò gli occhi pensando che al proprietario mancasse qualche rotella e gli andasse di prenderlo in giro. Con quel “lo prende” finale si sentì come un lettore abusivo e si affrettò ad andare alla cassa. Pagò ed uscì con il suo libro.

Non aveva più voglia di andarsene in giro, desiderava solo tornare a casa e continuare la sua lettura.

Per due giorni sparì per parenti ed amici, perso in “Un peso sul cuore”, ma l’uomo che tornò da quel viaggio era un Giacomo diverso, come rinato! E quel peso era scomparso.

Quando finì il libro si accorse del titolo sul dorso che non aveva notato prima, per di più gli parve di modeste dimensioni rispetto ai due giorni di lettura intensa che gli aveva dedicato. Gli si insinuò il sospetto assurdo e per lui inverosimile che il vecchio avesse detto il vero. Così si decise a tornare in libreria a cercarlo, per scoprire che non c’era mai stato un vecchietto e la donna alla cassa era la sola proprietaria della “Clessidra”.

Per togliersi ogni dubbio decise allora di sottoporre il libro a sua nipote, tenendola ovviamente all’oscuro d’ogni cosa. Risultato fu che il sospetto divenne certezza e non seppe negare a sua nipote la lettura di “Amori diversi”, salvo l’impegno che gli fosse restituito al più presto.

In capo a due giorni il libro fu di nuovo nelle sue mani e a quel punto il nuovo Giacomo sentì che doveva restituirlo a quel luogo a cui apparteneva, perché potesse andare incontro alle domande di altri in cerca di risposte. Lui le sue le aveva trovate. E quando furtivo lo rimise, non senza un filo di tristezza, nel mucchio di libri polverosi da dove lo aveva pescato, gli parve per un istante di risentire quella voce dolce e quel respiro caldo che gli sussurrava – Ben fatto Giacomo! -.

L’idea per questo racconto mi è arrivata riflettendo su una banalità e cioè sul fatto che nel leggere ciascun lettore percepisca una stessa storia in modo diverso perché filtrata attraverso i suoi occhi e il suo vissuto. Ed allora mi sono detta: perché non immaginare un libro che si scriva mano a mano che si legge, dove ognuno possa in un certo senso diventare uno scrittore? In effetti scrivere è un viaggio che compiano dentro noi stessi. I personaggi con le loro storie arrivano spesso dagli angoli più remoti del nostro “Io”, ci aiutano a vedere da prospettive diverse, a esplorare strade mai battute, a trovare il coraggio di scendere in certe stanze buie a farvi luce.

Il periodo di Natale poi mi sembrava perfetto per dare l’occasione a Giacomo di affrontare se stesso attraverso un libro magico. Si sa che soprattutto gli uomini, “animali” d’azione, sono quelli meno coraggiosi e più restii ad intraprendere certi tipi di viaggi, in cui ci si debba confrontare con le emozioni, con il proprio inconscio e rispetto a questo con desideri e bisogni reali. Quelli che ci condurrebbero verso la tanto agognata felicità, perché è li che risiede, in quelle risposte che sono dentro di noi e che spesso non sappiamo o non vogliamo vedere, o potremmo dire leggere.

In ogni caso a chi non piacerebbe trovare un libro che dia risposte alle nostre domande….e quante ne abbiamo! Quante cose in questa vita ci sembrano inspiegabili e vorremmo tanto avere quelle risposte!

Fine d’anno: tempo di bilanci. E per me che sono nata a Natale si può dire valgano il doppio! Questo non è stato un anno facile per nessuno. Allo scadere della mezzanotte si può ben immaginare dove tutti lo manderemo questo 2020! Eppure, io che sono abituata a ricavar sangue perfino dalle rape, voglio vederci del buono in quest’anno terribile. Del resto, di succo ne ho ricavato in anni per me anche peggiori di questo!

E’ stato un anno che mi ha imposto una brusca frenata mentre stavo accelerando. Mi ha costretto a ritmi più lenti e mi ha dato tempo, tempo per fare cose (tipo quello di scrivere su questo blog) a cui avrei potuto dedicare, nella mia vita ordinaria, solo dei ritagli. Se ciò non fosse accaduto, se non fosse arrivata la “Pandemia”, chi me lo avrebbe impedito di fare diversamente? Nessuno. Ma spesso siamo noi stessi che decidiamo priorità sulla base di necessità che poi a guardar bene non dovrebbero esserlo per noi, se solo avessimo quel po’ di coraggio, quel guizzo in più! E così deve arrivare un evento esterno ad indicarci la strada, a fornici l’occasione, sempre ovviamente se siamo in grado di coglierla.

Questa occasione, a mio avviso, sia sul piano individuale che collettivo, si chiama cambiamento. Si è presentato come una spaventosa e furiosa tempesta: a noi la scelta di esserne travolti o cavalcarne l’onda, quella giusta si spera…. Anche perché, come sempre, le possibilità a cui apre il cambiamento possono essere infinite, e sta’ a noi scegliere quella che potremmo definire la più sana, rispettosa di noi, degli altri, e di questo pianeta che ci ospita. Per farlo quale modo migliore di scendere dentro noi stessi in cerca di risposte?

Mi auguro che abbiate colto anche voi la vostra occasione, ricavando da questo 2020 abbondante concime da cui far nascere splenditi fiori, perché chi semina raccoglie.

Dopo una notte buia e tempestosa c’è sempre un’alba mozzafiato……e quest’alba arriverà!